Chi siamo

farnetella logo

Negli ultimi anni, per consilidare la nostra collaborazione abbiamo deciso di creare un’unica identità visiva che prende forma – attraverso lo studio e la rivisitazione di stemmi e illustrazioni storiche – dall’albero della farnia, tipo di quercia da cui Farnetella trae il nome.

CHI SIAMO

Siamo tre associazioni nate in periodi diversi ma nello stesso luogo: Farnetella.

Ognuna di esse opera in un campo di attività diverso che, con il passare del tempo e il modificarsi della società, si è via via ristretto verso un unico impegno: la promozione e la valorizzazione del nostro borgo.

Tale obiettivo è raggiunto grazie ad una strettissima collaborazione delle tre associazioni che durante l’anno, grazie ai volontari, si impegnano nella realizzazione di iniziative, attività e collaborazioni.

Ci impegniamo affinché chi verrà dopo di noi possa continuare a beneficiare di questa cultura e socialità derivata dall’essere piccola comunità.

Ci impegniamo affinché si prenda coscienza e si contrasti quell’impoverimento derivato dallo spopolamento del borgo.

Ci impegniamo a creare e gestire spazi di partecipazione comune per migliorare la qualità della vita di chi ne usufruisce.

LE ASSOCIAZIONI

Polisportiva

Dal 1986 in paese è presente la Polisportiva Farnetella che si occupa di manifestazioni e collaborazioni che si svolgono durante l'anno, sia a carattere sportivo che ricreativo e gastronomico.

Logo Filarmonica 2020

Filarmonica Pietro Mascagni

Farnetella vanta di una delle più antiche Società Filarmoniche della Valdichiana, non ha mai interrotto la sua attività dal 1874, neppure durante le due guerre mondiali.

Cooperativa Culturale

Nasce il 14 Marzo 1920 come cooperativa di consumo per il sostegno della popolazione nel dopo guerra. Dal 2012, a seguito della chiusura della bottega, si è trasformata in Cooperativa Culturale.

LA STORIA DEL BORGO

"Farnetella è situata in un poggo di buon'aria, ha le mura nella maggior parte rovinate, ha due porte e vi sono tre stradette in piaggia."

Bartolomeo Gherardini, Auditore Generale di Siena, 1676

FARNETELLA MEDIOEVO

Su Farnetella non si hanno notizie di origini antichissime, a valle dell’attuale abitato sono state però ritrovate tracce di oreficeria etrusca e monete romane.

L’origine di Farnetella risale al Medioevo e precisamente in un periodo compreso tra il V secolo ed il VI secolo. Nel primo medioevo fu residenza di un ramo della famiglia dei Cacciaconti, ovvero i conti della Scialenga, poco dopo aver preso dimora nel castello di Rigomagno.

Farnetella fino dalla sua origine era ubicata su un altissimo poggio, sopra l’attuale abitato, chiamato tuttora, non a caso Castelvecchio.

Era circondata da forti ed alte mura e la sua posizione era inespugnabile.

All’interno si trovava il Castello, descritto come potente e inaccessibile intorno all’anno 1000, che faceva parte del piccolo dominio dei nobili Barotti, che comprendeva anche San Gimignanello, Montalceto (oggi Torre S. Alberto) e Castiglioni (detto anche Castiglion Barotti) nei pressi di Rapolano Terme. Inoltre si trovavano un’ampia signoria, una corte, delle case, una Chiesetta e una Cappella.

Nei primi anni del XII secolo, dopo una guerra, Montalceto, San Gimignanello e Farnetella furono occupati dai conti della Scialenga (i Cacciaconti).

Il castello di Farnetella fu così raso al suolo dalle truppe Senesi del Terzo di Camollia, per ordinanza del Vicario Monforte. Nel gennaio 1295 gli abitanti di Farnetella inviarono una supplica a Siena, nella quale esponevano la propria innocenza. Appena un mese dopo, nel febbraio 1295, il Consiglio Generale della Campana deliberò in favore dei supplicanti, consentendo a tutti coloro che non avevano colpa, di poter tornare ad abitare nella corte di Farnetella.

Gli abitanti ricostruirono rapidamente il borgo, in un luogo diverso rispetto a prima, con la caratteristica struttura a tre vie in leggera pendenza, che conserva tuttora, ispirandosi probabilmente alla vecchia struttura di Rigomagno.

Nel 1324, dopo che Farnetella era già stata ricostruita, Messer Deo Guccio Tolomei, ribelle del Comune di Siena, con le sue truppe, la saccheggiò, la devastò e la incendiò. Con pazienza, gli abitanti tornarono a ricostruire il loro paese con una cerchia di mura più ampia.

Nel 1554, Farnetella subì un nuovo assalto, che sostenne coraggiosamente, da un distaccamento dell’esercito di Carlo V.

Farnetella fu a lungo comune indipendente, ma fu annesso al comune di Sinalunga con la riforma leopoldina del 1778.

FARNETELLA

Il primo documento che si riferisce a Farnetella risale al 1175, un documento con il quale Siena ordinava ai conti Scialenghi la restituzione del castello di Farnetella agli antichi proprietari, i Conti Barotti. I Conti Barotti ripresero possesso, ma nel 1234 dovettero fare i conti con l’imperatore Federico II che concesse formalmente Montalceto a Ildibrandino di Guido Cacciaconti degli Scialeghi, la cui famiglia, poco dopo, assunse il controllo anche di Farnetella.

Nel 1271 Farnetella fu accusata di alto tradimento verso la Repubblica di Siena, per aver dato ricetto a Ghibellini fuoriusciti dalla città. Sia per Farnetella che per Rigomagno è difficile dire se furono gli abitanti ad offrire ricetto, o se, piuttosto, non furono i Ghibellini ad invitarsi da soli.

Su Farnetella, fu applicata la legge che prevedeva, secondo il costituto del 1262, che i castelli del contado o distretto di Siena che si fossero resi colpevoli di tradimento veso la Repubblica, dovevano essere distrutti e mai più ricostruiti.

Farnetella anticamente, in alcuni documenti, è citata come Farnatella. I vari toponimi come Farneta, Farnetella, Farneto, ecc., che incontriamo in Toscana, ma anche in varie regioni italiane, possono facilmente essere ricondotti alla radice latina farnum, in italiano “farnia”, albero della famiglia della quercia, ma a foglie più larghe, e di minore sviluppo, ad indicare la presenza nel territorio di queste vegetazioni. La farnia cresce in grande quantità presso Farnetella, specialmente a Castelvecchio. La farnia (Quercus robur L.) è un albero a foglie decidue appartenente alla famiglia delle Fagacee. Essa è la specie tipo attraverso cui il genere Quercus è definito. È la quercia più diffusa in Europa, e il suo areale è alquanto vasto. Questa pianta è caratterizzata da notevoli dimensioni, crescita lenta (cosa che ne determina il raro impiego come pianta ornamentale) e da rinomata longevità. Se lasciata crescere in autonomia può vivere sino a qualche secolo, mentre con interventi di potatura o di taglio alla base del fusto la vita può estendersi in maniera rilevante. Si calcola che alcuni esemplari viventi superino i 1000 anni di vita. Alcuni esempi: a Stelmužė, in Lituania, c’è un esemplare che si dice superi i 1500 anni (sarebbe la quercia vivente più vecchia d’Europa); a Jægerspris in Danimarca l’età di un altro esemplare, chiamato Kongeegen (Quercia Re), è stimata attorno ai 1200 anni. Nel Parco del Delta del Po Veneto, in provincia di Rovigo, c’è la Quercia di San Basilio, una farnia di oltre 500 anni di età, una delle ultime testimoni dell’antico bosco che ricopriva la Pianura Padana. Troviamo Farna a Manciano (GR), Farneta a Cortona e a Pomarance (PI), Farnese ad Asciano, Farnieto a Monticiano (SI), Farniola a Civitella, Farniole a Foiano della Chiana. “Farneto è un fitonimo collettivo, dal latino farneus (frassino, farnia), col suffisso -etum”.

È stato possibile rintracciare tutte le varie notizie su Farnetella grazie alla realizzazione della Monografia Storica-Statutaria del Castello di Farnetella, scritta dal proprietario del Castello, Adolfo Ferrari e pubblicata nel 1901 in 150 copie dalla Tipografia Cappelli di Rocca San Casciano (FC).

Elenco Capitoli Monografia Storica-Statutaria del Castello di Farnetella 1901:

  • CAPITOLO 1: La Valdichiana
  • CAPITOLO 2: Farnetella
  • CAPITOLO 3: I Signori di Farnetella
  • CAPITOLO 4: Alcune memorie di Farnetella
  • CAPITOLO 5: Altre memorie religiose di Farnetella
  • CAPITOLO 6: Il solitario del Romitorio
  • CAPITOLO 7: La Compagnia di Santa Croce
  • CAPITOLO 8: Continuazione delle notizie storiche fino ai nostri giorni
  • Memorie storiche del Castello di Farnetella (Anno 1676)
  • Memorie della Terra di Farnetella

In appendice alla Monografia Storico-Statutaria di Adolfo Ferrari sono stati pubblicati gli Statuti del 1559. Con gli Statuti è possibile capire le esigenze, le paure ed i valori della gente di Farnetella. Gli Statuti stabiliscono le norme del vivere in comune con regole chiare riguardanti argomenti sentiti da tutti. Sono regole di vita quotidiana per gli abitanti del borgo.

Elenco di alcuni argomenti degli Statuti della Corte di Farnetella del 1559:

  • Il primo articolo riguarda tutte le direttive costituzionali del Sommo Pontefice, dei Cardinali e dell’Episcopo.
  • Articolo che riguarda la famiglia: Ogni figlio maschio o femmina è tenuto ad obbedire al padre ed alla madre in ogni loro comandamento lecito.
  • Ciaschuno figliuolo o figliuola sia tenuto et devi alimentare suo padre et madre.
  • Articolo che riguarda le cariche dello Stato: È vietato ai Priori, Consiglieri, Camerlengo e Pubblici Ufficiali di ospitare personalmente forestieri.
  • Pene per chi dicesse ad altrui becco o becca alla madre o moglie o figlia o sorella per insino al terzo grado.
  • Multa di 20 Soldi per ogni parola ingiuriosa o per ogni bestemmia nel nome di Dio pronunciata. Se il fatto avviene di notte la pena sarà raddoppiata.
  • Il Vicario eletto deve portare a conoscenza tutto il popolo degli articoli dello Statuto (acciò che nissuno per negligenza escusar si possa).
  • Pene per chi dirotta il corso delle acque dei torrenti, per chi provoca intasamenti delle chioche, per chi mette a bagno saggionali nello stagno comunale o nella Foenna (fiume).
  • Articoli riguardanti i danni al patrimonio: provocati da persone o animali, nelle vigne, negli orti, nei campi di cipolle, pene per chi dirama i salci.
  • Articoli per il vivere cristiano della popolazione: multe per chi non rispetta le feste comandate, precisando che non si può sellare le bestie, a meno che non servono per andare al mercato o fuori dalla corte di Farnetella.
  • Legge che obbliga un homo per casa ad accompagnare in Chiesa i defunti, di qualsiasi persona si tratti.
  • È vietato portare legname per la steccata del molino di Lucignano (considerato il danno che fa la steccata del molino di Lucignano al piano di Farnetella, qualunque persona sarà trovata passata la strada con legname di qualunque sorta andare verso detta steccata, caschi in pena di lire otto per volta e ciascuno ne possi essere accusatore, guadagnando il quarto della multa et il nome sia tenuto segreto).

È stato possibile rintracciare principalmente le varie notizie su Farnetella grazie alla Monografia Storica-Statutaria del Castello di Farnetella, scritta dal proprietario del Castello, Adolfo Ferrari nel 1901. In appendice sono stati pubblicato anche gli statuti del 1559. 

Grazie ad Emanuele Grieco della Biblioteca Comunale di Sinalunga è stato possibile rintracciare l’origine e il significato dei nomi di tutte le località di Farnetella con il volume Dizionario Toponomastico di Sinalunga. Origine e significato di 700 nomi di luogo; l’origine e il significato di alcuni cognomi di famiglie presenti a Farnetella con il volume Onomastica storica di Sinalunga; l’origine e il significato di alcuni nomi personali dei Farnetellesi tra il 1800 e il 1900 con il volume Il romanzo dei nomi

I 2 volumi dedicati alla Prima Guerra Mondiale a cura di Emanuele Grieco e Ariano Guastaldi: Sinalunga alla Grande Guerra e Sinalunga ricorda la Grande Guerra forniscono numerose informazioni di alcuni cittadini Farnetellesi arruolati in guerra (come ad esempio Sabatino Cortonesi e Zelindo Sestigiani). Infine, sono stati dedicati a Farnetella tre e-book (libri in formato digitale); due di Ariano Guastaldi e uno di Filippo Secciani.

Maggiori informazioni >> 

Monografia Storica-Statutaria del Castello di Farnetella

Di Adolfo Ferrari, 1901

150 copie, Rocca di San Casciano, Stabilimento Tipografico Cappelli



Biblioteca Comunale di Sinalunga: Sinalunga

Edizioni Luì, dicembre 1990

 


 

Biblioteca Comunale di Sinalunga: Farnetella

A cura di Andrea Fuccelli, Ariano Guastaldi, Lucia Mazzetti

Edizioni Luì, dicembre 1996



Biblioteca Comunale di Sinalunga: Dizionario toponomastico di Sinalunga. Origine e significato di 700 nomi di luogo

A cura di Emanuele Grieco

Edizioni Luì, aprile 2013



Biblioteca Comunale di Sinalunga: Onomastica storica di Sinalunga

A cura di Emanuele Grieco

Edizioni Luì, maggio 2014 



Biblioteca Comunale di Sinalunga: Sinalunga nella Grande Guerra

A cura di Emanuele Grieco e Ariano Guastaldi

Edizioni Luì, maggio 2015



Biblioteca Comunale di Sinalunga: Sinalunga ricorda la Grande Guerra

A cura di Emanuele Grieco e Ariano Guastaldi

Edizioni Luì, novembre 2016



Il romanzo dei nomi

A cura di Emanuele Grieco 

Edizioni Luì, gennaio 2016



Infine, sono stati dedicati a Farnetella:

Farnetella (e-book digitale)

Di Filippo Secciani, 2014

LEGGI LA VERSIONE SFOGLIABILE IN PDF >>
 

L’Infiorata di Farnetella (e-book digitale)

Di Ariano Guastaldi, 2015

LEGGI LA VERSIONE SFOGLIABILE IN PDF >>

Quando i fiori raccontano storie… (e-book digitale)

Di Ariano Guastaldi, 2017

LEGGI LA VERSIONE SFOGLIABILE IN PDF >>
 

Farnetella

Di Filippo Secciani, 2024

INFO >>
 

LIBRETTI RELIGIOSI

Processione delle “Sette Chiese”

VERSIONE SFOGLIABILE PDF >>

  • Conti Baroti (in possesso di Farnetella fino al 1200).
  • Conti della Scialenga o Cacciaconti (dal 1190 al 1200).
  • Repubblica di Siena (1271).
  • Tomo di Binduccio (1400).
  • Ceudio di Bindo (1400).
  • Famiglia Petrocci (1500) (possedeva i poderi di Camporsi, Giardino, Cerretello, Vignale).
  • Famiglia Bindi (1500) (possedeva i poderi di Lippiano 1º e 2º, Poggioli 1º e 2º, Casanova, Guazzino, Casella, Castelvecchio).
  • Famiglia Amidei (1500).
  • Famiglia Angelotti (1500).
  • Nobile Giulio Gori Pannilini (1600).
  • Nobile Fabio Gori Pannilini (1800).
  • Signoria puramente gentilizia e nominale (Comune).
  • Famiglia Ferrari (1800).
  • Augusto di Fabio (1842).

Pianta ottocentesca Pianta ottocentesca

Stemma Famiglia Cacciaconti di Girolamo Gigli, 1723 Stemma Famiglia Cacciaconti di Girolamo Gigli, 1723

Stemma della Famiglia De Gori

Stemma della Famiglia De Gori

Stemma della Famiglia Bindi

Stemma della Famiglia Bindi

Stemma dei Conti Baroti, Castello di Farnetella

Stemma dei Conti Baroti, Castello di Farnetella

Sigillo di Ildibrandino Cacciaconti, XV secolo

Sigillo di Ildibrandino Cacciaconti, XV secolo

Stemma di Siena, Porta laterale Castello di Farnetella

Stemma di Siena, Porta laterale Castello di Farnetella

Stemmi gentilizi sui muri delle case del paese

Stemma Farnetella

Stemma Farnetella 

Cognomi

Cognomi delle famiglie di Farnetella presenti nel 1709 nel Libro dello stato d’anime, nell’Archivio Parrocchiale:

  • Amedei
  • Balduccio
  • Bastiani
  • Cacioli
  • D’Andrea
  • Dei Bindi
  • Del Rosso
  • Formichi
  • Forteguerri
  • Giovagnoli
  • Gratiani
  • Landi
  • Mastioni
  • Mocenni
  • Naddi
  • Reali
  • Rencini
  • Savelli
  • Vannelli

d’AGNOLO (Agnoli, Angioli) Ieri: Bartolomeo d’Agnolo è attestato in un documento del 1610 relativo all’Inventario “di tutte le massaritie esistenti nel palazzo di giustitia di Farnetella”. Etimo: Dal nome personale Agnolo, variante di Angelo. Oggi: Il cognome Agnoli è ancora attestato, anche se rarissimo (7 in Toscana); nel corso del tempo si è verosimilmente trasformato in Angioli: 2 a Sinalunga, 1 a Siena, 6 in provincia, 85 in regione.

AMIDEI Ieri: Famiglia che fu proprietaria di Farnetella nel XVI secolo. Il canonico Don Luigi Amidei nel 1837 si impegnò affinché la Costituzione della Confraternita della Misericordia venisse approvata dal Gran Duca di Toscana. Etimo: Variante di Amadeo, Amaddeo, Amadei, dal nome personale di origine cristiana Amadeo, con valore ‘che ama Dio’ o imperativale ‘ama Dio’, oppure augurale e gratulatorio ‘che è amato da Dio’. Nel 1221 è documentato un Rugeroctus Amidei a Poggibonsi (Si).6 Oggi: il cognome non ha attestazioni a Sinalunga. 2 a Siena, 10 in provincia, 103 in regione.

ANGELOTTI Ieri: Famiglia che fu proprietaria di Farnetella nel corso del ’500. Etimo: Variante del cognome-base Angeli, che continua in parte il nome latino tardo, d’ambiente cristiano, Angelus, ma per lo più è formato nel Medio Evo, dal sostantivo àngelo, dal latino ecclesiastico angelus, adattamento del greco ànghelos, che traduce l’ebraico mal’ak ‘messaggero di Dio’.8 Oggi: Cognome scomparso a Sinalunga, 1 a Siena, 4 in provincia, 77 in Toscana

BATTI Ieri: Francesco Batti compare nei registri della Pieve nel 1584. Etimo: Pluralizzazione da un personale antico Ba(t) to. La distribuzione territoriale è disomogenea: Sinalunga, Monte San Savino (Ar), Crotone, Roma, ecc. Oggi: 11in paese, soprattutto a Farnetella, 1 solo a Siena, 60 in Toscana.

de BINDO (Bindi) Ieri: “Si ritiene nativo di Rigomagno un Capitano Bindi che si distinse assai nel secolo XV nelle guerre che sostenne la Repubblica di Siena.”29 In un documento del 1475 viene citato e apprezzato a Rigomagno il “Concittadino Misser Lodovico Bindi Vicario”.30 Francesco de Bindo fu battezzato alla Pieve nel 1553. La famiglia Bindi fu proprietaria di molti poderi a Farnetella nel corso del XVI secolo, era titolare dei seguenti poderi: Lippiano 1 e 2, Poggioli 1 e 2, Casanova, Guazzino, Casella e Castelvecchio. Nella seconda metà del Seicento durante la visita di Bartolomeo Gherardini, Auditore Generale dello Stato Senese, a Farnetella era citata la famiglia dei Sergardi-Bindi, derivata verosimilmente dall’unione di due casati illustri. Il cognome Bindi compare più volte nel corso della storia di Sinalunga fino ad oggi e continua nell’attualità con la presenza nel mondo delle istituzioni e della politica. Etimo: Dal nome di persona Bindo, di tradizione medievale, ipocoristico sincopato di Aldobrandino. Il primo esempio toscano di Bindus è del 1219. A Firenze nel 1260 è attestato un Aldobrandinus qui vocatur Bindus (Aldobrandinus che è chiamato Bindus). Oggi: in paese 7 attestazioni, 42 a Siena, 157 in provincia, 870 in regione.

FERRARI Ieri: Famiglia che fu proprietaria di Farnetella nell’Ottocento (erano però originari di Livorno). Una delle vie di Farnetella è dedicata ad Antonio Giorgio Ferrari che fu, nel XIX secolo, uno dei proprietari storici del Castello di Farnetella. All’interno della chiesa della Compagnia di Santa Croce si trova una lapide (1868) dedicata ad A. Ferrari: “Antonio Giorgio Ferrari. Nelle battaglie di Curtatone e Montanara giovinetto segnò col sangue i futuri destini della patria poi alla difesa di Livorno nelle memorande giornate del maggio 1849 alla testa del suo battaglione contrastò eroicamente l’austriaco invasore ed avrebbe perduta la vita se i commilitoni fedeli a forza non lo avessero tolto dall’impari cimento. In Africa dal 1849 al 1864 iniziò proficuo scambio commerciale fra la sua Italia e l’Egitto conseguendone onori e fortuna. Il popolo di questo Castello fatto segno speciale della sua beneficenza ispirata da cristiana virtù unitamente alla pubblica amministrazione vuole oggi ricordare questo esempio ammirabile di patriottismo e di lavoro.” Un discendente della famiglia di Antonio G. Ferrari, Adolfo, anch’egli titolare del Castello, scrisse, nel 1901, la Monografia Storica-Statutaria del Castello di Farnetella, importante documento da cui sono tratte molte notizie sulla storia di Farnetella. Il Ferrari è autore anche della Monografia Storico-Statutaria del Castello di Rigomagno, pubblicata nel 1902. Adolfo, grande appassionato di archeologia e di cose antiche (famosa una sua collezione di monete romane). Etimo: È il terzo cognome italiano per diffusione dopo Rossi e Russo, il primo tra quelli indicanti nome di mestiere. Deriva dall’italiano antico ferraro (toscano: ferraio), dal latino ferrum con il tipico suffisso –arius designante mestiere. Deve la sua enorme diffusione (101 province su 103) all’importanza del mestiere del fabbro ferraio, legata al valore del ferro nella vita quotidiana (soprattutto nell’epoca della formazione storica dei cognomi). Oggi: Nessun Ferrari a Sinalunga, 1 a Siena, 19 in provincia, 1184 in Toscana

PETROCCI Ieri: Famiglia che fu illustre e potente a Farnetella nel corso del Cinquecento. Possedeva i poderi di Camporsi, Giardino, Cerretello e Vignale. Etimo: Non è presente nei repertori dei cognomi italiani, forse è una variante (errore ortografico?) di cognomi simili come Petroccia, Petrocco, Petrocca, Petrocchi, ecc. Comunque alla base c’è sempre una radice del nome personale Petr– Pietro. Oggi: Il cognome Petrocci non è attestato né in paese né a Siena e provincia, si incontra invece la variante grafica Petricci: 28 in provincia di Siena, 70 in Toscana.


Demografia Farnetella – Anno 1675

Il numero degli abitanti viene diviso per fuochi (famiglie) e distinto tra gli abitanti del borgo e della campagna.

Località

Fuochi

Anime

Per famiglia

Paese

40

130

3,2

Campagna

27

148

5,7


Demografia Farnetella – Anno 1700-1900


Bestiame Seconda metà del 1600

Numero e tipo di bestiame nella corte di Farnetella.

Bestiame

Numero

Bestiame vaccino

14

Bestiame minuto

370

Bestiame porcino

46

Bestiame da soma

45

Origine e significato dei nomi del luogo
  • PIAZZA SAN GIOVANNI Qui si erge la chiesa di San Giovanni Battista.
  • PIAZZA FARNIA Se si pensa che il toponimo Farnetella (dove si trova Piazza della Farnia) deriva da farnia e che lo stesso antico stemma del comunello di Farnetella è rappresentato da una farnia in sfondo rosso, si può agevolmente capire perché a questo albero – così strettamente connesso alla vita di questo luogo – è dedicata una piazza.
  • VIA ANTONIO FERRARI (chiamata Borgo di Compagnia) Una delle vie di questa frazione è dedicata ad Antonio Giorgio Ferrari che fu, nel XIX secolo, il proprietario del Castello di Farnetella. All’interno della chiesa della Compagnia di Santa Croce si trova una lapide (1868) dedicata ad Antonio Ferrari: “Antonio Giorgio Ferrari. Nelle battaglie di Curtatone e Montanara giovinetto segnò col sangue i futuri destini della patria poi alla difesa di Livorno nelle memorande giornate del maggio 1849 alla testa del suo battaglione contrastò eroicamente l’austriaco invasore ed avrebbe perduta la vita se i commilitoni fedeli a forza non lo avessero tolto dall’impari cimento. In Africa dal 1849 al 1864 iniziò proficuo scambio commerciale fra la sua Italia e l’Egitto conseguendone onori e fortuna. Il popolo di questo Castello fatto segno speciale della sua beneficenza ispirata da cristiana virtù unitamente alla pubblica amministrazione vuole oggi ricordare questo esempio ammirabile di patriottismo e di lavoro.” Il figlio, Antonio Ferrari, nel 1901 scrisse la Monografia Storica-Statutaria del Castello di Farnetella, importante documento da cui sono tratte molte notizie sulla storia di Farnetella.
  • VICOLO ANTONIO FERRARI Antonio Giorgio Ferrari fu nel XIX secolo il proprietario del Castello di Farnetella. A lui è dedicato un vicolo e una strada.
  • VIA REGINA MARGHERITA (chiamata Borgo di Mezzo) Margherita Maria Teresa Giovanna di Savoia (Torino, 20 novembre 1851 – Bordighera, 4 gennaio 1926) come consorte di Umberto I di Savoia, fu la prima regina d’Italia poiché la moglie di Vittorio II, Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena, era morta nel 1855 e quindi prima della proclamazione del Regno d’Italia avvenuta nel 1861. A Rigomagno Piazza Regina Margherita.
  • VIA DEGLI ORTI Da un’antica usanza di allestire in quest’area dei piccoli appezzamenti di coltivazioni ad uso familiare. Sempre a Farnetella ci sono anche Vicolo degli Orti 1 e Vicolo degli Orti 2. Orto, A Rigomagno il podere Orto. Dal latino hortus, ‘luogo recintato da siepe, giardino, orto’; e anche ‘casa rurale di residenza con orto’. Orto esprime un elemento paesaggistico diffusissimo, ma proprio per questo non rappresenta un descrittore sufficiente, in toponomastica, pertanto, i toponimi “puri”, come quello sinalunghese, sono rari. In genere vi e un secondo elemento di specificazione o una variazione del tema, come ad es. Ortacci a Scansano (GR), Ortale a Castelnuovo Berardenga (SI), Ortaccio a Livorno, e, fuori dalla Toscana: Orta Nova (FG), Orta San Giulio (NO), Orte (VT), Ortelle (LE), Ortonovo (SP), Ortucchio (AQ).
  • VIA DEL SOLE Forse il nome deriva dalla sua esposizione a oriente, dove sorge il sole. In alcune città (ad es. Bologna) c’è via dell’aurora, denominazione scelta con analoghe motivazioni. Essendo posta in un luogo aperto, esposto e in un punto iniziale del paese, la sua luminosità forse venne suggellata con tale toponimo. Potrebbe essere un tributo al sole, per il grande valore che esso ha nella nostra vita. Potrebbe richiamare analoghi nomi, come via dell’astro, che è a Sinalunga. Oppure è un’allusione a qualche simbolo. Ad esempio a Firenze c’è via del sole e tale strada deve il suo nome all’emblema del quartiere di Santa Maria Novella, il Sol Invictus, simbolo dell’Eucarestia che si vede anche sul timpano della vicina basilica di Santa Maria Novella. Nei pressi di via dell’astro a Sinalunga, vicino alla chiesa di Santa Croce, c’è una parete in cui è posta una ceramica artistica che simboleggia un sole con al centro il celebre simbolo IHS (Iesus Homini Salvator) diffuso da S. Bernardino da Siena e che richiama il cuore della fede cristiana e, anche per la sua forma circolare, l’ostia benedetta, l’Eucarestia. Ci sono diversi toponimi simili, come Sole a Trequanda, podere sole a Buonconvento, Solate a Manciano (GR), Assolata in provincia di Grosseto, e ancora Montesoli, Poggialsole, ecc. A Perugia vi è il Rione di Porta Sole, la porta oggi non è più esistente, ma viene detto che questa zona “occupa la zona più alta della città e la più antica, dove si insediarono gli Etruschi e dove si praticava il culto del Sole. (…) L’emblema del Rione è sempre stato il grande astro che simboleggia l’immortalità e la resurrezione; d’altro canto il simbolo ha la sua giustificazione poiché la zona è volta ad oriente”500.
  • ALBERGACCIO Deriva da albergo con il tipico suffisso peggiorativo -accio, di frequente usato in toscano. Si potrebbe pensare che in questa zona vi fosse una taverna, un’osteria, un piccolo luogo di rifugio e ristoro. Ma il riferimento potrebbe essere anche e, forse soprattutto, ad un antico riparo militare secondo l’etimologia da hari bairg (haribergo = alloggio militare). L’identico toponimo si ritrova anche nella città di Siena.
  • BANDITA Deriva dalla parola di origine gotica bandvjan. Il verbo bandire va inteso nel senso di ordinare, interdire (confronta il termine bando). Si tratta di un concetto strettamente legato al feudalesimo: designa le proprietà destinate all’utilizzo esclusivo del signore locale, sulle quali era tassativamente vietato il taglio e la raccolta della legna, la caccia e talvolta anche il passaggio. In un senso più vicino alla comprensione del nostro toponimo la bandita è “un luogo nel quale è proibito il cacciare, il pescare, l’uccellare per pubblico bando”. Con significato leggermente diverso, per bandite, si intendevano “territori comunali dove erano esercitati alcuni diritti esclusivi, ad esempio il legnatico (uso civico consistente nel diritto di far legna in un bosco di proprietà comunale)”. Si disse in passato “Tener corte bandita” il banchetto cui il signore del luogo invitava per pubblico bando. Il toponimo Bandita anche a Bettolle e a Scrofiano, si ritrova in vari comuni, a Torrita (un podere), un diminutivo, Banditello a Rapolano, come collettivo, Bandite a Cortona, Castiglion Fiorentino, Larciano, Piteglio, Chiusdino e San Quirico d’Orcia.
  • CAMPORSI (podere) Il toponimo è verosimilmente da intendere come un composto: Campo/Orsi. La prima parte non richiede ulteriore spiegazione (si riferisce ad un podere, ad un fondo), la seconda richiama forse antichi nomi personali, come Ursina, etrusco Urs-mini, latino Ursus, Ursius, Ursenus. Analogamente, troviamo località come Campo Ursi (molto simile al toponimo sinalunghese), poi Montorsi a Rapolano, Montorso ad Asciano, Montorsoli a Grosseto, Vallorsi in provincia di Pisa. Fuori della Toscana vi è anche il comune di Montorso Vicentino (VI), considerato un composto di monte e dei nomi personali su citati.
  • CAMPRETI (o Delle Folci) Piuttosto raro, infatti, oltre che a Sinalunga, si incontra – nella provincia di Siena – solo a San Giovanni d’Asso (SI) nella duplice forma di Campreti e il diminutivo Campretino. Fuori provincia lo troviamo a Vernio (nella provincia di Prato) e a Castel S. Niccolò (AR). Campreti potrebbe essere metatesi di Campetri e in tal caso potrebbe essere interpretato come derivazione dell’antico nome latino Petrus, come afferma il Pieri a proposito di altre località della Toscana. Se invece il nome originale è effettivamente Campreti si potrebbe decifrare come campo dei preti che diventa col tempo cam(po)(dei)preti, con allusione a un terreno di proprietà anticamente della Chiesa o di qualche ecclesiastico. Lo stesso Pieri cita località che hanno la radice prete: Monte Preti a Pietrasanta, Salapreti a Camaiore, Silva Preiti presso Camaiore, Vallipreti a Borgo a Mozzano. In provincia di Lucca c’è Collepreti riguardo al quale si afferma che ‘’la funzione del genitivo è chiara anche in Collepreti: colle del prete’’. L’interpretazione del toponimo sinalunghese è su questa stessa linea. Altre ipotesi: se Campreti è una metatesi di Campetri, si segnala che esistono altri toponimi simili e vengono interpretati come un composto di campo (da campus) e un nome personale: Pietro, o Pertonius, derivato dal germanico Pertho e in questo senso la formazione del toponimo pare assomigliare a quella di Camporsi. Ancora: forse un’allusione ad un terreno ricco di pietre, rocce, ecc. Simile nella composizione e nell’origine è Casalpreti che si trova in alcune regioni, ad es. ad Arpaise (BN). Ancora, Bosco dei preti (anticamente denominato Valle de li Preiti) ad Avellino. Segnaliamo, infine, che Campreti è anche un cognome.
  • CASANOVA Il tema casa ricorre spesso in toponomastica, sia in Toscana che nel resto d’Italia. Ci sono 45 toponimi sinalunghesi, citati in questo dizionario, che hanno la radice “casa”, declinata secondo molteplici modalità. La casa, dal latino casam-ulam, è un elemento essenziale nella vita di una popolazione e di una comunità. Anche per la sua configurazione in rapporto col territorio, è spesso coinvolta nei processi di denotazione insiti nella toponomastica. Nel Repertorio dei toponimi della provincia di Siena ci sono ben 17 pagine di elenchi di nomi di luogo dei vari comuni che hanno la casa come componente o derivato, e si va da la casa fino a casotto, passando per casa al bosco, casa al piano, casa al vento, casa bassa, casabianca, casaccia, casaglia, casale, casalina, casalone, casalta, casa merlata, casanova, casetta, casato, ecc. La casa, che denomina una bella villa a Farnetella, si potrebbe parlare di un uso del termine casa per antonomasia, la vera casa, la Casa con la c maiuscola. L’essenza stessa della casa. Altri esempi delle forme di uso del tema casa nei toponimi, alcuni dei quali si trovano anche a Sinalunga: Casagli a Gaiole (SI), Casaglia a Montecatini Val di Cecina (PI), Casagliolo a Pomarance (PI), Casagliore a Castelnuovo Berardenga (SI), e poi Casale, Casalesi, Casalino, Casalone, Casana, Casone, Casaloni, Caselle, Casino, Casina.
  • CASA DEL PINO Un maestoso, secolare albero di pino, nei pressi di un’abitazione, può contribuire a denotare un luogo rispetto ad altri formando così un toponimo. Vedi anche le altre voci sul tema pino.
  • CASACCIA Deriva ovviamente dal latino casam-ulam, col suffisso -accio peggiorativo, frequente nella parlata toscana. Molteplici sono gli esempi di toponimi con la radice casa in Toscana: Casacce a Bettolle e a Guazzino, Casaglia, Casagli, Casalia, Casagliolo, Casagliole, Casaioli, Casale, Casalesi, Casalecchio, Casalone, Casana, Casone, Caselle, Càsoli, Casali, Casalini, ecc.
  • CASELLE In toponomastica è più frequente incontrare il plurale di Casella; come abbiamo visto, casella sta per casupola, capanna, piccola costruzione per pastori, ecc. (vedi voce precedente). Da confrontare anche col latino Casellis, ‘aggregato di casupole pastorali’. Caselle anche a Bettolle. Nella provincia di Siena c’è in molti comuni, con le varianti Casellette a S. Quirico, Caselli a Siena, Castellina, Montalcino e Murlo. Frequente anche in altri contesti geografici, ad es. Caselette (TO), Caselle in Pittari (SA), Caselle Landi (LO) Caselle Lurani (LO), Caselle Torinese (TO), e ancora Via Caselle (BO), ecc. “Caselle di Bettolle in Val-di Chiana: Villa fra il torrente Foenna e il Canale maestro della Chiana nel popolo di S. Cristofano a Bettolle”.
  • CASETTA Una piccola, ma graziosa, casa; uno dei tanti nomi derivati da casa e simili. Casetta anche a Scrofiano.
  • CASINA DEL PIANO Una piccola e graziosa casa edificata su un luogo pianeggiante, in un contesto per lo più collinare, da qui l’utilità del toponimo che ne sottolinea la diversità.
  • CASINA DI SOTTO Una piccola caratteristica costruzione, sita in un luogo più basso rispetto ad altre. Un esempio di applicazione del concetto di “reticolo di toponimi”, una denominazione che ha una relazione con altri nomi analoghi, come Casina di Sopra e altri dello stesso territorio. Casina di sotto anche a Scrofiano.
  • CASTELLETTO DI FARNETELLA Dal latino castellu(m), diminutivo di castrum, “fortezza, luogo fortificato”. Sono numerosi gli usi in toponomastica: Castellaccia a Suvereto (LI), Castellaraccio a Campagnatico (GR), Castellare a Monteriggioni (SI), Castellazzo a Sassetta (LI), Castellina a Monteroni d’Arbia, e ancora Castellonchio, Castelluccio, Castiglioncello, Castiglione, ecc
  • CASTELVECCHIO L’elemento nuovo o vecchio, aggiunto a castello ricorre spesso in toponomastica. Nel dizionario di toponomastica (nazionale, che comprende solo i comuni capoluogo) vi sono 27 comuni Castelnuovo (più una specificazione legata al territorio), 3 Castelvecchio e 3 Castelvetere (analogo al precedente, ma con la radice latina da vetus, vecchio, antico). “Farnetella fino dalla sua origine era ubicata su un altissimo poggio, sopra l’attuale abitato, chiamato tuttora, non a caso Castelvecchio”
  • CERRETELLO Diminutivo di cerreto, derivato dal fitonimo cerrus, cerro, col suffisso collettivo -etum.
  • COLLALTO Il colle che rappresenta il punto più alto del paese, da qui il nome. Il colle, dal latino colle(m) è un rilievo d’altezza intermedia tra l’altura e la collina. Vi è anche una seconda accezione: passo o valico montano, ed entra come componente in molti nomi di luogo, anche nella forma tronca col; esempi: Colle di Val d’Elsa, Col di Lana, ecc. Colle Val d’Elsa è suddivisa in Colle Alto e Colle Basso. In un territorio di colline, colli, poggi, alture, ecc., un colle più alto degli altri, ben visibile, luogo di protezione e ricco di fascino, era motivo di distinzione che si traduceva nella creazione di un toponimo. La zona di Collalto, ad ovest del capoluogo, è la più elevata di tutto il Comune di Sinalunga, è ricca di boschi, vigne ed oliveti, offre un panorama a tutto tondo: da nord a ovest le colline del Chianti, la città di Siena e il monte Amiata; da est a sud i sobborghi di Arezzo, tutta la Valdichiana e il monte Cetona. In lontananza, verso sud-est, il lago Trasimeno e la catena degli Appennini fino ai monti Sibillini. “Il territorio di Asinalunga tocca per breve tratto quello di Asciano, il quale contatto segue sul vertice del poggio denominato Collalto alla pietra de’ 4 termini fra Casabianca e lo sbocco della via comunicativa di Scrofiano”. “Colline di Collealto, che separano la valle dell’Ombrone da quella della Chiana. Su queste colline sorgono i castelli di Scrofiano, Farnetella e Rigomagno” “Durante il Pliocene (1-5 milioni di anni fa) l’odierna Val di Chiana era completamente sommersa dal mare; in sostanza, la nostra era una zona costiera, con tanto di scogliere e spiagge, le cui tracce si possono tuttora osservare nei dintorni di Collalto (dove sono presenti ciottoli di spiaggia, sabbie litorali e abbondanti fossili marini)”.
  • CORCELLO (e Corcello I) La località prende il nome dal Monte Corcello. Si tratta di un nome antico, difficile appurare con precisione il significato, ma crediamo si possa decifrare quel corcello come un diminutivo o vezzeggiativo di corto, piccolo, raccorciato, come per l’italiano accorciare, forse derivato dal francese corcier, ‘raccorciare’, dal latino parlato curtiare, da curtus, ‘corto’. La forma è documentata anche nell’italiano antico corzar (Marche) o nel laziale corcio; nei dialetti meridionali c’è curcio, ‘corto’, da cui derivano anche cognomi come Curcio. Segnaliamo, per curiosità, che esistono anche i cognomi Corcello e Corcelli. Altri (come il Pieri) ritengono che forse quel Corcello va letto come Colcello, quindi il toponimo andrebbe interpretato probabilmente nel campo semantico del “colle”. L’autore infatti cita e suggerisce il confronto con località come Colcello in Val Tiberina e Colcellalto in Val di Marecchia.
  • FONTEVECCHIA Dalla presenza, un tempo, di un’antica sorgente. In altri contesti, come a Siena, c’è Fonte Nuova, così come a Roma; il toponimo sinalunghese pare essere proprio il termine speculare di questo. Il tema vecchio, dal latino vetus-erem, si ritrova spesso sia nella toponomastica maggiore (ad es. Civitavecchia [Civitas Vetula], Orvieto [Urbs vetus], Viterbo [Vetus urbs]), sia nella microtoponomastica, ad es. La Vetra a Seggiano (GR), Aia-vecchia a Bibbona (LI), Campovecchio a Castiglione d’Orcia (SI), Casal-vecchio a Castellina Marittima (PI), Castel-vecchio a Radicofani (SI) e anche a Sinalunga. Identico al toponimo sinalunghese Fonte-vecchia lo incontriamo a Castiglione della Pescaia (GR), e Montalcino (SI), molto simile, Fontal-vecchio a Monteverdi (PI).
  • FORNACE “Nel 1891 a Sinalunga erano in funzione 7 fornaci a fuoco intermittente per la cottura dei laterizi, che davano lavoro a 92 uomini adulti, 23 ragazzi sopra i quindici anni, 60 donne adulte e 30 ragazzi sotto i quindici anni, per un totale di 205 persone (circa un quarto era minorenne); il numero medio dei pezzi prodotti era calcolato in 777.000 annui”. Fornace deriva dal latino fornacem, ‘fornace’, costruzione in muratura per la cottura di calcari, gesso, argilla e simili, usati nella preparazione di laterizi e di altri materiali da costruzione. In questa zona vi era una di queste strutture. Il toponimo è ubiquitario, cioè si ritrova in innumerevoli luoghi. In provincia di Siena il toponimo è diffusissimo, presente praticamente in tutti i 36 comuni della provincia, spessissimo nella medesima forma Fornace, oppure nelle varianti Fornaci, Fornacella, Fornacino, e, un solo caso (a Cetona) Fornacione. Si riscontra anche in varie forme in toponimi come Le Fornacelle a Scansano (GR), Poggio Fornacelle al Monte Argentario (GR), Fornacina a Manciano (GR), Fornacione a Cetona (SI) e Fornacchia a Volterra (PI).
  • GIARDINO Spesso vengono definite così le zone più belle e fertili di un territorio, di un paese. “Una delle accezioni del vocabolo giardino, in senso figurato, è: “paese, luogo fertile e ridente”. Dell’Italia, ad esempio, si dice che è il giardino dell’Europa. Vi è inoltre l’espressione città giardino per intendere un quartiere residenziale formato da villini tra il verde. La parola giardino deriva dal francese jardin, dal franco gard, “luogo chiuso”. Da segnalare che a volte anticamente si chiamava Giardino un terreno bello e fertile donato alla Chiesa. Piace pensare che a questa zona bella e fertile si sia voluto dare il nome migliore per definire un luogo, un terreno. Ma non è tutto qui: la parola giardino evoca qualcosa di più profondo, antico e prezioso per l’uomo, la sua vita, la sua storia. Vi è come un richiamo spirituale in questo nome: nel primo libro della Bibbia, la Genesi, si racconta che “Il Signore Dio piantò un giardino in Eden e vi collocò l’uomo che aveva plasmato”, e ancora: “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”. Questa dimensione spirituale e concreta allo stesso tempo, segno di un’esistenza armonica vissuta secondo il volere di Dio, la ritroviamo anche in alcuni Monasteri, dotati, tra l’altro, significativamente, di chiostro, orto, giardino. Da notare, ancora, che “paradiso” in persiano significa “giardino”. L’espressione ebraica che si incontra nella Bibbia, Gan Eden, significa “giardino dell’Eden”. Dio ha creato il giardino e vi ha posto l’uomo. E l’uomo è chiamato – con il lavoro e la sua creatività – a continuare l’opera di Dio, per fare di questa terra un immenso giardino”. Giardino anche a Rigomagno.
  • GIUNCATELLO
  • GUAZZORNA
  • IMBOCCO (podere) Il toponimo ha questo senso: è l’imbocco, cioè l’inizio, l’entrata rispetto ad un altro ‘oggetto geografico’; infatti, come si può vedere dalla mappa topografica di Sinalunga questo luogo è all’imbocco di una strada che coincide con l’inizio del territorio comunale, costituendo così, in un certo modo, un elemento di confine. Si può dire che in toponomastica il termine Imbocco è in un certo senso speculare al termine Finale, che troviamo ad esempio a Finale Emilia (MO) il cui toponimo deriva dall’appellativo finalis attribuito al luogo per essere l’ultimo confine che separa il Modenese dal Bolognese e dal Ferrarese; e ancora a Finale Ligure (SV) (da locus finalis, ‘luogo di confine’ riferito al limite occidentale del territorio). Quindi, sulla falsa riga di finale, si potrebbe dire che il toponimo sinalunghese Imbocco si sarebbe potuto anche denominare… Iniziale
  • MELETO Dal latino malum/melum, ‘melo’, per la presenza di colture di questo frutto nella zona, già anticamente. Si pensi che esiste un medesimo toponimo nel comune di Gaiole in Chianti (SI), e precisamente il “Castello di Meleto”, nella Valle del Massellone; tale luogo è molto antico ed è citato già in un documento del 1269. Altri esempi: Meli, Scansano (GR), Melo, Livorno, Melacce a Campagnatico (GR), Melacciole ad Arcidosso (GR), Meleto ancora a Montalcino (SI) e Pitigliano (GR), Meleta a Roccastrada, e anche Meletino, Meleta, Meletella. Il toponimo sinalunghese Meleto si riferisce ad un podere toscano costruito più di 200 anni fa, con pietra del luogo.
  • OSTERIA (podere) Località non distante dalla zona in cui vi è l’attuale “Cantina sociale vinicola”. Qui vi era una osteria, una locanda, un luogo di ristoro dei viandanti. La voce osteria in toponomastica la troviamo anche a Pienza, Rapolano, Poggibonsi; a Siena e a Monteriggioni incontriamo Osteriaccia. Una Contrada dell’Oste esiste a Castelnuovo. Il tema ricorre anche in altre parti d’Italia. Un solo esempio: in provincia di Bologna siamo a conoscenza di una località chiamata Osteria grande, sulla storica Via Emilia, luogo strategico di passaggio e di comunicazione.
  • PALAZZO AL PIANO Dal latino palatium; qui vi era una costruzione signorile il cui valore è segnalato nel toponimo, come in Palazzuolo a Monteverdi (PI), Sarteano (SI) e Radicofani (SI), Palazzetto ad Asciano (SI), Palazzone frazione a S. Casciano dei Bagni, e ancora Palatiolo, Palagiolo, Palazzo, ecc
  • PIEVINA Diminutivo di Pieve. Anche a Farnetella, anticamente, vi era una pieve, la Pieve di San Giovanni Battista, e un pievano, come si desume dalla seguente citazione a proposito della storia di un eremita. “Nella cappelletta ogni mattina celebrava la Messa per pochi pastori e spesso veniva invitato dal Pievano di Farnetella per celebrare la messa”.
  • PODERE CASELLO Per casello in genere si intendeva una casa cantoniera, posta presso la ferrovia o lungo strade statali. Una tale postazione o costruzione, edificata nei pressi di un fondo, avrebbe potuto suggerire il toponimo. Potrebbe trattarsi, però, di una variante popolare, regionale, al maschile, della voce casella.
  • PODERE GUAZZINO Verosimilmente l’origine del nome è da ricercare nel personaggio storico (forse antico titolare del fondo) che dà anche il nome alla località di Guazzino, frazione di Sinalunga. Oppure alla conformazione e alle caratteristiche del territorio.
  • PODERE LIPPIANINO Diminutivo di Lippiano. Potrebbe derivare dal nome personale antico Alypianu come sostiene il Pieri. La resa Lippiano potrebbe essere dovuta alla perdita della a iniziale per aferesi, con raddoppiamento (compensativo) della p. Anche la formazione prediale col suffisso -ano, indice di proprietà del fondo, pare confermarlo. Altra timida ipotesi: potrebbe esserci una connessione col nome della Lippia, pianta del genere delle Verbenacee, con numerosi arbusti, dal caratteristico profumo di limone, nota anche col nome di limonella, per il profumo simile al limone. Nome scientifico Lippia triphylla o Lippia citriodora. Può essere alta anche due metri. Originaria dell’Argentina, fu introdotta in Europa nel 1784, coltivata per il profumo e usata in medicina popolare come stomatica, antinevralgica, carminativa e sedativa, anche per la produzione di saponi e per la preparazione di prodotti per tenere lontane da casa le zanzare (zampironi alla citronella). C’è anche Lippiano a Scrofiano, un Castello di Lippiano (attestato in un documento già nel 1195) e la frazione Lippiano nel comune di Monte di Santa Maria Tiberina (PG).
  • PODERE LUCILLA Lucilla deriva dal nome latino Lucilla, diminutivo di Lucia, a sua volta derivato dalla parola latina lux (“luce”). Lucilla vuol dire “piccola luce” ed era un nome attribuito dagli antichi romani alle bambine nate alle prime luci del nuovo giorno. Molto diffuso in Toscana il culto per Santa Lucilla, associato a Santa Flora, in periodo altomedievale, come testimoniano le numerose pievi, chiese e badie intitolate alla due sante. Santa Lucilla è stata una santa romana, vergine e martire, vissuta nel III secolo. Secondo la tradizione visse ai tempi della persecuzione di Valeriano. Cieca dalla nascita, recuperò la vista dopo essere stata battezzata. A causa della sua fede cristiana fu condannata a morte insieme al padre, il tribuno Nemesio, e subì il martirio lungo la Via Appia, nei pressi del tempio di Marte. Non è da escludere che nel caso specifico del toponimo sinalunghese vi sia stata l’intenzione di intitolare il podere ad una persona, di nome Lucilla, una donna, forse titolare del fondo o coniuge del proprietario, oppure una bambina, nata secondo le caratteristiche suddette.
  • PODERE POGGIO GRANONI Granoni potrebbe essere un riferimento al granone, termine di uso regionale per indicare il granturco, il mais. Si confronti, ad esempio, per analogia, il toponimo Grania ad Asciano, nome derivato dal terreno coltivato a grano. Il granone propriamente è accrescitivo di grano, per la grossezza dei Chicchi. Altri esempi del tema in toponomastica: Grana (AT), Granaglione (BO), Granarolo dell’Emilia (BO), Graniti (ME), Granozzo con Monticello (NO).
  • PODERINO Piccolo podere. Un appezzamento di terreno di ridotte dimensioni, ma fertile e grazioso. A Siena troviamo Casa Poderino. Medesimo nome, Poderino si incontra a Bibbona, Pisa, Grosseto, Pontassieve, Lamporecchio, Asciano, Firenze, ecc.
  • POGGIO GRANAIO Il riferimento è probabilmente al grano, come si ritrova in altri toponimi, ad es. Granaglione e Granarolo (entrambi in provincia di Bologna). Il termine granaio ha il significato di locale in cui si ripone il grano, ma anche l’accezione di ‘territorio dove si produce molto grano’. Ad esempio, un tempo si diceva che la Valdichiana era “il granaio dell’Etruria”
  • POGGIOLI (podere) (Talora citati come Poggioli I e Poggioli II). Un podere caratterizzato da una serie di piccoli poggi vicini, peculiarità del territorio in questione. Esiste il Castello di Poggiolo. Poggiolo deriva dal latino volgare *podiolu(m), diminutivo di podium, podio, poi poggio. Questa località e citata anche nel Dizionario di Repetti del 1833: “Mensole (S. Pietro a), ossia al Poggiolo in Val di-Chiana. Borghetto dove fu un’antica mansione (Ad Mensulas) sulla Via Cassia, nel cui luogo s’innalzo una chiesa che fu la prima pieve dei popoli che costituiscono la Comunità di Asinalunga, dalla cui Terra la chiesa di Mensole dista appena un miglio.” “La parrocchia di S. Pietro a Mensole, altrimenti detta al Poggiolo, nel 1640 contava soli 53 abitanti. Nel 1745 ne aveva 981; e nel 1833 vi si noveravano 1026 abitanti.” Altre citazioni sul luogo: “La Famiglia Orlandini ebbe possessi al Poggiolo da tempo antichissimo, come si rileva nelle cartapecore del Comune, ed in questa epoca si trova, che fece procuratore ed arbitro il Cardinale Padre Iacomo da Pavia, sotto il titolo di San Giusto, per tutte le liti che esso Comune aveva con Messer Niccolo, Cione ed Antonio degli Orlandini”- “Il Castello del Poggiolo fu costruito intorno al 1400 e divenuto in seguito (1438) abitazione dei contadini che lavoravano nelle campagne circostanti. La parte esterna del castello era adibita alla tessitura della lana. Nelle torri abitava la famiglia più ricca che dominava e controllava i lavori nel castello. Al piano terra delle abitazioni c’erano le stalle e i granai; in un’altra stanza, all’aperto, si trovavano i lavatoi detti «le fonti»”
  • QUERCE In toscano querce sta per quercia, il cui plurale è querci in toscano e invece querce in italiano. Albero di alto fusto con foglie a margine lobato o dentato (della famiglia delle Fagacee). Il legno di tale albero, molto duro, è usato in falegnameria e come materiale da costruzione. Dal latino quercea(m), femminile sostantivo di querceus, da quercus, ‘quercia’. In questa località una bella villa ha il nome Le Querce, presumibilmente da un territorio ricco di questa vegetazione.
  • ROMITORIO Romitorio, che sta per ‘eremitaggio, eremo’, è derivato da romito, variante popolare di eremita, persona che si ritira in solitudine per dedicarsi alla ricerca della perfetta unione con Dio, concentrandosi nella preghiera, contemplazione e penitenza. Eremo deriva dal latino tardo eremu(m), dal greco eremos, ‘solitario, deserto’. In toponomastica troviamo anche Romitorio di Sopra e Romitorio di Sotto a Scrofiano, Romitorio a Castelnuvo Berardenga, L’Ermèta ad Abbadia S. Salvatore, Poggio Romito a Sovicille e Romito a Roccastrada. Infine esistono anche Romitello a Chiusdino (SI) e Romitelli a Castiglione d’Orcia (SI).
  • SAN FRANCESCO (podere e località chiamata San Francesco II) Molto diffusi i segni della presenza del passaggio di san Francesco d’Assisi (1181-1226), il santo italiano più amato e popolare (patrono d’Italia, insieme a santa Caterina da Siena, per decisione di Pio XII nel 1939) o del culto a lui dedicato. Ci sono chiese, conventi, cappelle, edicole votive, località, poderi, ecc. che lo ricordano. Festa il 4 ottobre.
  • SANT’ANGELO (poggio) Luogo, un’altura, che ha preso la denominazione da un santo, come accade spesso. Sant’Angelo è anche uno dei nomi con cui è conosciuto San Michele Arcangelo, ma crediamo si tratti piuttosto di Sant’Angelo da Gerusalemme (1185-1225), religioso carmelitano, morto martire.
  • SANTA CATERINA (fosso) Da questo celebre personaggio ha preso nome uno dei torrenti di Sinalunga. Santa Caterina da Siena nacque nel 1347. Era figlia di Jacopo Benincasa, tintore di pelli e di Lapa, che ebbe ben 25 figli. Caterina era la penultima. I genitori, generosamente, adottarono anche un altro bambino. A 16 anni entrò nelle Mantellate, le Terziarie Domenicane. Ebbe subito molti discepoli, detti Caterinati, che la chiamavano “mamma”. È una delle poche sante ad avere impresse le stimmate, segno della crocifissione di Cristo. Fu strenuo difensore della Cristianità e della Chiesa, in un’epoca attraversata da guerre, lotte e scismi. Morì a Roma nel 1380, a 33 anni. Il 18 giugno 1939 Pio XII la proclamò patrona d’Italia con san Francesco. Paolo VI la dichiarò Dottore della Chiesa e Giovanni Paolo II nel 1999 l’ha associata a santa Brigida e a santa Edith Stein quali patrone d’Europa.
  • SANTA FRANCESCA
  • SANTA MARIA La Chiesina di Santa Maria è di proprietà di una famiglia originaria dello stesso paese e non si hanno notizie della sua storia. Si trova lungo la strada inferiore che conduce alla frazione. Contrade col nome di Santa Maria sono molto frequenti in Toscana, circa 70 citate nell’elenco di Sira Toponomastica della Regione
  • SANTIBURZI
  • SANTO (podere e borro) A Siena c’è il Podere del Santo. Dal latino sanctu, ‘santo’, sono numerosi i toponimi che richiamano questo tema, anche se è raro un nome di luogo – come quello sinalunghese – in cui vi è solo l’aggettivo e non un composto, come ad es. Acqua-santa (nel Pistoiese), Borro-santo (Montespertoli), Fonte-santa, Monte-santo, Pietra-santa, Valle-santa, Via-santa, ecc. Forse l’allusione è ad un santo per antonomasia, oppure a Dio, il Padre Santo, o al “santissimo”, l’ostia consacrata nel sacramento dell’Eucarestia.
  • STRADA COMUNALE MONTE ACUTO FARNETELLA Vecchia via che dal monte suddetto conduce da Rigomagno fino alla località Farnetella. Il toponimo Monte acuto ricorre spesso in varie zone, il nome deriva dall’aggettivo acuto, aguzzo; alcuni esempi: Montauto a Pescaglia, Montaguzzo a Bagni di San Giuliano, Monte acuto o Montacuto in varie regioni.
  • STRADA VICINALE DEL MUGLIANO Alcune ipotesi sul nome: 1. Il suffisso -ano, indice di formazione prediale, fa pensare al nome di un antico titolare di un fondo. In questo senso e da segnalare il toponimo analogo Migliano, località in provincia di Avellino, che viene così interpretato: “deriva dal nome prediale Aemilianus, che richiama una proprietà riferita alla gens Aemilia allo stesso modo della voce Aemilianum”. 2. Forse Mugliano deriva da muglio, voce toscana per mugghio, il mugghiare, “il mugghio del mare in tempesta”. Mugliare, toscano per mugghiare: a) Muggire forte, a lungo, detto dei buoi. b) Urlare di dolore. c) Rumoreggiare, detto del mare, del vento, del tuono, dal latino volgare mugulare, per il classico mugilare, affine a mugire, muggire. Nel dizionario di chianino incontriamo muglià, muggito, lamento strozzato di dolore; fig.: rumore del vento che soffia impetuoso: a Torrita esiste un poggio Muglio, luogo particolarmente esposto alle intemperie.
  • STRADA VICINALE DELLA SPESSA Si trova nei pressi della località Camporsi. In provincia di Siena si incontra solo a Sinalunga, oltre che a Pienza, dove c’è il podere Spessa. Il significato del toponimo e probabilmente l’allusione ad un terreno duro, arido, spesso. Il termine si trova anche nel Vocabolario della Crusca, che cita un nobile esempio, Dante che nell’Inferno della Divina Commedia scrive: “Lo spazzo era una rena arida e spessa”. In Lombardia si trova Spessa Po (PV), da terra spixia, terra spessa.
  • STRADA VICINALE DELLE CAPANNE Probabilmente all’origine del toponimo c’erano delle semplici costruzioni, una sorta di capanne o casupole, per pastori o allevatori. Capanna deriva dal latino tardo capanna(m), piccola costruzione leggera, generalmente con pareti e tetto fatti di frasche, paglia e simili; per estensione, casa molto povera, tugurio, casotto. Anche poderi Capanna e Casa Capanna a Scrofiano e Capanne a Rigomagno. La radice ricorre in toponimi come in Capannelle a Campagnatico (GR), Capanneto a Monteroni d’Arbia, Capannile a Bibbona (LI), Capànnoli a Gaiole (SI), e ancora Capànnole, Capànnule, Capalle, Capàvoli, ecc.
  • STRADA VICINALE DI CAMPORSI Strada secondaria, immersa in fertili pianure, che connette Farnetella con la zona di Rigomagno (scalo). Questa strada, oggi, consente di evitare altre vie di comunicazione e la superstrada Siena-Bettolle.
  • TAGLIATE Tagliata può avere due significati (di interesse toponomastico): 1. Taglio degli alberi in un bosco / area di un bosco in cui sono stati tagliati gli alberi. 2. Nel linguaggio militare: interruzione di una strada o di un passaggio, ottenuta scavando un fossato e ammassando tronchi di alberi abbattuti. Crediamo che il toponimo sinalunghese ruoti attorno prevalentemente al campo semantico del primo significato. Da un documento su Farnetella leggiamo questo passo a proposito di Tagliate: “Boschi e sue tagliate. Oltre a questa bandita possiede la comunità più quantità di boschi per taglio di fascine. Cinque sono le tagliate di questi boschi, vendendosene ogni anno una all’incanto distribuite in preselle, delle quali se ne faranno in ciascuna tagliata circa trenta e vendesi separatamente all’incanto”
  • TREBBIOLI Due ipotesi: 1. Il Pieri ritiene che toponimi simili derivino da trebbio, “spianatella presso una casa, dove si batte il grano”. Trebbio è voce lucchese, da trebbiare, come Trebbio a Massarosa (LU), Tribbio a Capannori (LU), e ancora: Tribbie, Trebiaccio, Tribbione. 2. Potrebbe derivare dalla voce antica trebbio, dal latino trivium: crocicchio dove sboccano tre strade, trivio. Così pensa Ambrosini che cita nel lucchese “Trebbio, dal latino trivius «incrocio di tre strade»”477. C’è Il Trebbio a Gaiole (SI), Tribbio, podere a San Giovanni d’Asso (SI), Tribio, nei pressi di Livorno. Il toponimo sinalunghese è poi caratterizzato dal diminutivo e dal plurale.
  • VIGNALE (podere) Un altro toponimo sul tema ‘vigna’, derivato dal latino vinea. La coltura dei vigneti, insieme a quella dell’olivo, è una delle peculiari caratteristiche di gran parte del territorio sinalunghese. Il suffisso aggettivale -ale (latino -alis) che in toponomastica assume valore parallelo a quello di -etum, suggerisce il significato del toponimo: “luogo piantato a vigna”; il riferimento alla pratica della viticoltura, centrale in questo podere, appare evidente. La radice vineam si incontra in numerosi toponimi: Vignale a Piombino (LI), Vignole a Roccastrada (GR), Vignali a Civitella (GR); fuori regione: Vignale Monferrato (AL), Vignate (MI), Vignolo (CN), Vignone (VB). Il tema ricorre anche in forme composte: Montevignali a Pomarance (PI), Fontevignoli a Roccastrada (GR).

Cartoline dal borgo

Torna su